Auto e mobilità

Perché l’automobile ha avuto un incredibile successo nella mobilità?

L’automobile, dopo secoli di predominio indiscusso del cavallo, è stata lo strumento per eccellenza in grado di dare risposta al desiderio naturale di libertà di movimento. Per tutto il ventesimo secolo essa si è conquistata un posto speciale tra i mezzi di trasporto grazie alla propria capacità di andare ovunque, in qualsiasi momento e riuscendo a trasportare facilmente le persone, senza soste o interscambi, da un punto A ad un punto B.

Ad un piacevole senso di libertà, l’automobile ha unito un’inebriante sensazione di indipendenza e protagonismo, accompagnata spesso dall’orgoglio del possesso. Lo testimoniano gli splendidi spot televisivi che nel corso dei decenni hanno stuzzicato la passione per questo status symbol e fomentato la voglia, unita in molti casi alla necessità, di possedere un amico a quattro ruote.

Si può dire che l’auto sia stata indiscutibilmente la regina della mobilità del ventesimo secolo. Ma potrà sempre essere così?

Domanda lecita, anzi necessaria. Sempre di più la libertà individuale deve essere messa in relazione con la libertà collettiva. Non è detto che quello che voglia fare il singolo sia in linea con “l’ottimo collettivo”, ovvero, per semplificare, la cosa migliore per tutti. In molti casi, addirittura, la libertà di movimento personale senza limiti può essere deleteria non solo per la collettività, ma anche, in un’ottica di convivenza fisica tra le persone, per l’attività del singolo. La sostenibilità va valutata in un contesto complessivo, anche se essa dipende dalle scelte di ognuno e ha influenza diretta sulla vita di ogni singolo individuo.

Ne è esempio lampante il problema del traffico e delle congestioni stradali: è proprio il desiderio personale di ogni individuo di spostarsi più rapidamente possibile che in molti casi crea situazioni drammatiche circa i tempi di percorrenza. Le congestioni sono l’esempio eclatante di come si potrebbe spostarci tutti meglio mettendoci d’accordo, lavorando assieme, da alleati. Se tutti ci muovessimo ordinatamente insieme, seppure piano, si potrebbero evitare alcuni ingorghi in grado di paralizzare completamente la circolazione. Con uno spirito di collaborazione sarebbe possibile permettere ad ognuno, date le condizioni al contorno, di raggiungere nel modo più efficiente la propria destinazione. In questo esempio l’ottimo globale è anche l’ottimo per i singoli individui.

Nel mondo frenetico delle nostre città è imprescindibile che sulla mobilità ci sia uno sguardo allargato alla ricerca dell’ottimo collettivo. In altre parole è necessaria una visione olistica della mobilità perché le singole necessità e le singole possibilità fanno parte di un insieme talmente interconnesso che non può essere affrontato pezzo per pezzo, ma solamente come parte di un unico grande problema.

L’automobile consente un ottimizzazione del trasporto individuale, ma forse questo non basta più. Forse abbiamo bisogno di trovare soluzioni più efficienti e sostenibili. Questa necessità è ancora più pressante nei contesti urbani, dove l’automobile appare sempre più goffa e quasi fuori luogo. I motivi di questa inadeguatezza sono molteplici, da quelli pratici (come la saturazione degli spazi per i trend di crescita delle città, la convenienza economica di servizi di trasporto alternativi come il trasporto pubblico) a quelli derivanti da precise scelte ideologie (come la sana volontà urbanistica di riconsegnare gli spazi urbani ai cittadini).

Parlando di automobile non è possibile non considerare la sua impronta ecologica. L’attenzione in materia di inquinamento è sempre più evidente e imprescindibile di fronte al climate change. I consumatori hanno conquistato uno nuovo e più attento livello di percezione e interiorizzazione di queste tematiche. Non è un caso che il mondo automotive stia gradualmente chiudendo il sipario sui motori termicie i combustibili fossili e allo stesso tempo stia pesantemente investendo su nuove forme o paradigmi di mobilità, tra cui il MaaS (Mobility as a Service).

Quindi demonizziamo l’auto? No, è sbagliato muovere solamente accuse verso l’automobile, croce e delizia della mobilità del ventesimo secolo: essa è stata e rimarrà uno strumento prezioso – a volte insostituibile – della mobilità personale. Quello che è importante considerare è che, alla ricerca dell’ottimo globale nella mobilità, l’automobile deve essere considerata solo come una delle possibilità all’interno di un ecosistema realmente intermodale di mezzi di trasporto. E molto spesso, forse più di quanto le nostre abitudini non ci permettano di vedere, l’automobile privata è semplicemente svantaggiosa di fronte ad altri mezzi o servizi di trasporto condivisi in grado di costituire la scelta ottima non solo per noi, ma anche per gli altri e il nostro pianeta.

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